Ogni lavoro di Bruno Romano ha una radice – per usare il lessico di Simone Weil – nella profondità dei classici, con i quali dialoga e segna la filosofia del diritto, attraverso una tematizzazione fenomenologica che attualmente assume la declinazione della riflessione sul digitale. La sua opera, raccolta nei 51 volumi dell’Opera omnia, si muove lungo linee direttrici che vanno dai presocratici a Platone, da Kant a Fichte, da Kierkegaard ad Heidegger, da Hegel a Nietzsche sino ad una conversazione, ogni volta rinnovata, con i contemporanei – si pensi ai suoi rapporti con Lacan, Luhmann e Legendre. Marcatura essenziale è la prospettiva interpersonale, qui la parola manifesta la sua incidenza: nessun individuo è così spento da rinunciare a priori al libero esercizio della parola, non cede ad altri il suo dire, non lascia che le parole altrui siano le sue, a meno che non lo scelga. Nessuno può rinunciare a se stesso, alla libertà; nessuno può asservire completamente l’altro che si sottrae sempre attraverso un pensiero divergente; nessuno può dominare la pluralità dialogica che si presenta in maniera peculiare proprio nel momento più alto del giuridico: il dibattimento nel processo. La fiducia di Romano nelle possibilità del diritto è affermata nella ripresa dell’itinerario dei suoi maestri, oltre che dei classici della filosofia: l’individuo è sempre presente nell’esercizio della libertà, diretta a dare significatività ai ‘concetti fondamentali’ della scienza del diritto. La persona, nella sua struttura, ha tratti inequivocabili: è in grado di attualizzare e realizzare anche la disumanità, ma simultaneamente di valutarla e sanzionarla, attraverso la produzione di norme, che disciplinano giuridicamente le relazioni con gli altri, in una dimensione plurale che sottintende l’alterità come elemento costitutivo del diritto. Le persone esistono e coesistono nelle relazioni interpersonali disciplinate da norme istituite, che rinviano al dialogo, in una prima ipotesi di senso che nell’immediato è il dovere/diritto di rispettare la progettualità dell’altro in modo incondizionato.