Questo Manuale nasce dall’esperienza, ormai ultraventennale, di docenza universitaria dei suoi Autori. Ma nasce, forse ancor di più, dal sentimento di amicizia che li lega e dalla comune sensibilità che i medesimi hanno scoperto negli anni di avere maturato nello studio e nell’insegnamento del diritto pubblico. Esso rappresenta, dunque, innanzitutto il tentativo di “fare ordine” e di “accordare i suoni” in una pluralità di esperienze, di studi, di idee e di convincimenti che si spera possano essere d’aiuto agli studenti e alle studentesse che intraprendono un percorso di formazione universitaria nel campo delle scienze giuridiche, politiche ed economiche, quindi a coloro che frequentano innanzitutto, ma non solo, le scuole o le facoltà di giurisprudenza, scienze politiche ed economia del nostro sistema universitario. Proprio da tale unità d’intenti è nata, innanzitutto, la scelta per il titolo, Istituzioni di diritto pubblico, che richiama la gloriosa tradizione della giuspubblicistica italiana, ma che a chi scrive pare giustificata oggi, non meno di ieri, dalla necessità di ribadire l’unitarietà del metodo nello studio del diritto pubblico. A fronte della sempre maggiore complessità che caratterizza gli ordinamenti pluralistici contemporanei, infatti, acquisire fin dai primi passi della formazione giuridica la consapevolezza della matrice storicamente e concettualmente unitaria del diritto pubblico italiano, e per molti versi europeo, rappresenta la maniera più efficace per comprendere in chiave unitaria quei contenuti essenziali dell’ordinamento costituzionale che costituiscono l’imprescindibile sfondo la cui conoscenza è necessaria per poter affrontare le difficili questioni poste non solo dai vari rami dell’or¬dinamento medesimo, ma anche dai fenomeni che trasversalmente li attraversano, come, per fare alcuni esempi, l’erompere del diritto internazionale e dell’Unione europea, la crisi dell’unità e dell’autonomia della comunità politica, la rimodulazione del rapporto tra diritto pubblico e privato, la crescente delegittimazione dei pubblici poteri, l’affermarsi dei poteri privati, l’impatto della scienza e della tecnica. Tutti questi fenomeni, uniti al ricordato carattere pluralistico – e, quindi, inevitabilmente frammentato – degli ordinamenti contemporanei, rendono sempre più difficile individuare quali sono i soggetti che decidono i contenuti che la convivenza civile e politica tra gli individui assume in un determinato momento storico e in un dato territorio per rispondere alle esigenze, sempre mutevoli, dei tempi. Così come è sempre meno immediato comprendere quali sono le forme – e, quindi, le garanzie, innanzitutto democratiche – con cui queste decisioni vengono prese e quali responsabilità esse generano in capo a chi le prende. Per questo motivo, nel condiviso convincimento che la ricerca delle risposte a queste domande possa essere un utile viatico per lo studio del diritto pubblico e delle questioni essenziali che esso pone, la trattazione degli argomenti affrontati nei vari Capitoli è accompagnata dal ricorrere di una domanda: Chi decide? Tale interrogativo, infatti, si è affermato come ineludibile nello studio di tutte le principali tematiche del diritto pubblico. Chi decide nei rapporti internazionali? Chi decide all’interno dell’Unione europea e quale sovranità rimane agli Stati membri? E “dentro” l’ordinamento repubblicano: Chi decide nei rapporti tra Stato, Regioni ed autonomie locali? Chi decide tra Parlamento e Governo nelle dinamiche della forma di governo parlamentare? Chi decide sul significato da attribuire alle norme dell’ordinamento nelle fitte relazioni tra amministrazione, giudici, Corte costituzionale e Parlamento?