L’idea di un lavoro monografico sui Piani di rientro, ossia sul «programma operativo di riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del Servizio sanitario regionale, di durata non superiore al triennio», prende il via dalla constatazione del loro rilievo quale prisma attraverso cui osservare il modello solidale di regionalismo italiano.
L’istituto dei Piani di rientro, sottoscritto tra il Presidente della Regione interessata e i Ministri dell’Economia e della Salute in forza della legge, è stato introdotto con la l. 30 dicembre 2004 n. 311, come strumento di controllo della spesa, ma al tempo stesso quale garanzia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e dell’equilibrio finanziario regionale.
Dal 2007 sono stati poi sottoscritti gli Accordi con lo Stato, cui è seguita una significativa giurisprudenza costituzionale.
L’analisi dei Piani di rientro consente di addentrarsi in un percorso di ricerca assai fecondo, poiché conduce e obbliga a confrontarsi sia con i profili classici del diritto costituzionale, come il diritto alla salute e il suo carattere di diritto fondamentale, o il principio autonomistico, sia con alcuni aspetti più nuovi e inediti, come il peculiare atteggiarsi del rapporto fra garanzia dell’erogazione di servizi sanitari ed equilibrio della finanza regionale.